Il noto
alpinista kazako ha donato l’ambito trofeo alla sezione Locatelli
Il presidente
Marcolin: «Siamo onorati». Un grande segno di amicizia
«Bravo, sei
stato proprio bravo. Pochi al mondo avrebbero potuto fare altrettanto ».
Mario Curnis
non ha dubbi e di fronte alle immagini dell’impresa portata a termine da Denis
Urubko con Gennady Durov nel 2011 – la nuova via sull’immensa parete nord del
Pik Pobedy nella catena del Thien Shan valsa ai due la candidatura al Piolet
d’or 2012 – non ha dubbi: poche parole ma chiarissime.
«Grazie signor
Mario Curnis», ricambia Urubko nel suo italiano ancora un po’ sovietico, ma
decisamente più efficace rispetto a qualche tempo fa.
In Italia, lo
scalatore kazako trascorre diversi mesi all’anno assieme alla moglie Olga, con
l’intenzione di radicarsi ulteriormente e poter risiedere a Bergamo.
La conferma
proprio l’altra sera, quando, durante il consiglio direttivo del Cai di
Bergamo, Urubko ha consegnato al presidente Piermario Marcolin la piccozza del
Piolet d’or.
Un’ulteriore
conferma dello stretto rapporto che ormai lega lo scalatore a Bergamo, oltre
che al suo sodalizio alpinistico.
«L’amicizia
con Simone Moro e con Mario Curnis – ha ricordato Denis – risale ormai a più di
dieci anni fa ed è proprio grazie a loro che ho potuto avvicinare con uno stile
alpino diverso, da quello della scuola sovietica, le montagne del Thien Shan e
quelle himalaiane, ottenendo i migliori risultati della mia carriera».
«Siamo onorati
di ricevere questa piccozza – ha replicato Marcolin – e di avere tra i nostri
iscritti uno dei più grandi alpinisti al mondo. Sarà una coincidenza ma Urubko
è nato nel 1973, anno del centenario della nostra sezione. Il prossimo anno
festeggeremo il 140° e sarebbe bello farlo al suo fianco».
«È
un’ulteriore conferma – ha aggiunto il past presidente Paolo Valoti – del
fertile terreno che la nostra provincia bergamasca offre dal punto di vista
alpinistico ma anche umano. L’avventura «bergamasca» di Denis Urubko è nata
prima come una storia di amicizia tra lui e altri due grandissimi scalatori –
Moro e Curnis - e ora prosegue su questo duplice binario fatto di uomini e
montagne».
(Emanuele
Falchetti - L’ECO DI BERGAMO, VENERDÌ 11 MAGGIO 2012)
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